In realtà le ispirazioni e gli stimoli più grossi ci sono venuti da altri workshop da noi tenuti: uno sul mobile marketing, di cui a breve si replica sul tema delle metriche nel mobile marketing, uno sui modelli di business dell'editoria periodica ed infine uno su eLearning e web 2.0 (si anche su questo tema qualcosa si muove...).
Da tutte queste contaminazioni, il messaggio chiave che sembra emergere è semplice "scendere dal piedistallo"! Un po' su questo concetto ne avevamo già parlato l'anno scorso qui.
(immagine liberamente adattata da vignetta di Giannelli di qualche tempo fa, nessun riferimento politico-sindacale, utile solo per rendere l'idea di scendere dal piedistallo e che il re è nudo...)
Il messaggio è semplice: nell'attuale contesto competitivo non esistono più piedistalli consolidati da cui urlare o su cui fare affidamento, il piedistallo può esistere ma in maniera fluida e cambiano le regole del gioco in termini di dimensione dell'audience (dalla massa alle nicchie) e di ruolo (da urlatori ad ascolto attivo e conversazione).
Il messaggio poi vale per tutti, nessuno escluso:
1. aziende che vogliono realmente approcciare il mondo delle conversazioni sui social media2. università e business school (docenti in testa) che vogliano innovare nel modo di fare didattica
3. organizzatori di convegni: chi realmente deve salire sul piedistallo?
4. editori della stampa tradizionale che pensano ancora di fondarsi su concetti come (presunta) qualità dei contenuti, valore del brand della testata, ecc.
5. blogger ed esperti di fenomeni della Rete, ormai spesso abituati ad un circolo chiuso e spesso autoreferenziale nei discorsi e contenuti
6. clienti, utenti, studenti, lettori, ecc. che spesso pensano di avere troppi superpoteri anche maggiori di quelli effettivi.
Quindi che fare? Quali modelli di business sono sostenibili se l'assunto di cui sopra è vero? Servono nuovi modelli o basta ripartire dai fondamentali ed adattarsi?
La discussione è aperta
Open Marketing
I fondamentali, checché se ne dica, sono sempre attuali, ma spesso pure quelli sono ignorati da imprenditori e dirigenti.
RispondiEliminaIMHO, il problema è un altro, il rapporto tra chi svolge il lavoro (e sa cosa andrebbe fatto) e chi lo commissiona, che spesso non vuole comunicazione, non ci pensa affatto, ma solo un messaggio da usare nella sua pubblicità. Bello e che non gli crei problemi.
Allo stesso modo,la maggior parte dei clienti pensa al sito Web come alla vetrina, al massimo al negozio, e non gli viene neppure in mente che ciò non basta per ottenere risultati.
Ragazzi, ci sono clienti e clienti, e la maggior parte di noi se la vede con i peracottari, per la maggior parte del tempo...
Alex
chi paga il contenuto sta sul piedistallo!
RispondiEliminaRitorno adesso dalla fiera Viscom di Milano dove abbiamo dato uno spazio autogestito agli utenti finali. Mi sono accorto che molti visitatori, dopo aver visto le macchine passavano all'area degli utenti finali per chiedere loro che ne pensavano di quella macchina.
RispondiEliminaBisogna dar fiducia, avere un buon prodotto e cercare di creare una vera e propria community attorno al brand e naturalmente ...scendere dal piedistallo.
Giovanni Re
Community Manager
Roland DG Mid Europe
La mia sensazione è che il "Piedistallo", così come identificato nell'articolo, potrebbe sembrare in contrapposizione alla famosa evoluzione 2.0 che si sta vivendo in questi ultimi periodi.
RispondiEliminaQuella evoluzione che porta a condividere molto si se e del proprio sapere e che alcune aziende usano o "dovrebbero usare" per creare prodotti/servizi in sintonia con i consumatori.
Ma allora qualcosa non quadra?
Secondo me convivono, ma prima di continuare voglio vedere se qualcuno ha qualcos'altro da dire in merito.
Per rispondere alla domanda di Andrea, credo che alcuni dei fondamentali siano mutati e che si stiano affermando nuovo modelli sulla base dei nuovi "valori" legati al Web 2.0 (condivisione, collaborazione, cocreazione, coinvolgimento, etc.).
RispondiEliminaQuesti modelli sembrano puntare proprio ad un rapporto tra persone, sia nel B2C che nel B2B, e non tra istituzione e persona.
Questo comporta un cambiamento epocale dei ruoli e dei confini tra imprese e clienti.
Riuscire ad accettare questo passaggio sicuramente è un passo difficile e quindi le barriere sono molte e resistenti.
Ma la strada credo sia quella.
Se le difficoltà e i tempi lunghi di adattamento delle imprese non mi "sconvolgono" particolarmente, invece il discorso sui Blogger a cui accenna Andrea mi colpisce molto e lo condivido pienamente.
Alcuni dei protagonisti del Web 2.0 infatti creano circoli autoreferenziali e spesso "giudicanti" allontanandosi dall'essenza del Web 2.0 che per natura mette tutti allo stesso livello e favorisce la condivisione, il confronto e la collaborazione.
Umanamente sarà anche comprensibile, ma appare proprio come una stortura..
Purtroppo non è questione di piedistallo, ma come ha detto un economista molto pessimista sulla bolla prossima ventura, molti dirigenti stanno guidando con la benda sugli occhi mentre molti CFO stanno facendo tanto window dressing per far credere che ci siano utili dove invece ci sono solo buchi finanziari e d'immaginazione.
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